Strano silenzio, un silenzio eccessivo per essere le 7.00 del mattino, quel silenzio ovattato che si avverte quando nevica.
.Accidenti! allontano le coperte.
A piedi nudi raggiungo la finestra della cucina dopo aver disinserito l'allarme.Alzo la tapparella e mi cadono le braccia: neve, neve, maledettissima neve!sbuffo scocciata. "vedrai" penso" i muratori non verranno di certo, chissà quando finiranno la recinzione!! e poi, sicuramente qualcuno annullerà l'appuntamento in ambulatorio".Il mio cervello gira già a mille mentre riempio la brocca dell'acqua per il caffè all'americana,ed intanto penso: tempo perso, vuoti da riempire, riordinare le cartelle? può essere un'idea, controllare i consensi? Pure.
Perchè bisogna già essere stressati alle 7.10 di mattina?
Torno alla finestra a fissare la neve mentre la tazza di caffè fumante mi scalda le mani.Guardo i fiocchi che cadono, lo sguardo si perde in una spirale da cui emergono ricordi lontani.
Una bimba dai buffi codini, il nasino incollato al vetro appannato di una finestra guarda il giardino di casa e, più lontano, la valle dove scorre placida l’Adda.
Quel cielo così plumbeo, quel silenzio che rimbomba mette un certo timore, eppure è così affascinante; così come sono ipnotici quei fiocchi di neve che turbinano tutto attorno, rendono difficoltosa la vista delle montagne dall’altra parte della valle.
La mamma è nervosa, non le piace la neve in montagna, si sente isolata, sola, lei e la sua bambina mentre il papà ha affrontato la neve già alta per recarsi al lavoro a piedi.Non c’è telefono, non c’è auto, ma anche se ci fosse sarebbe inutilizzabile.La mamma ha chiuso la porta a doppia mandata, ha sprangato la saracinesca del garage, eppure è agitata.La bimba la sente lamentarsi, ma non ci fa caso, lei si sente sicura nel suo nido in montagna e rimane a fissare la neve che scende in fiocchi grandi ed ovattati, sembrano fatti di zucchero a velo.
Il tempo passa inesorabile,
le manine sempre incollate ai vetri non sentono il freddo.
La neve ha ricoperto ogni cosa, è sparito anche il pozzo in giardino fatto da papà, gli alberi del bosco sono tutti piegati dal carico della neve.Non c’è più la strada che passa davanti casa e che s’inoltra nel bosco, non ci sono più i prati, non si vede nemmeno più il torrente Davaglione…..
Qulalcosa si muove la in fondo.
La bimba strizza gli occhi e corruga la piccola fronte,
sì eccolo,
un puntino nero avanza in tutto quel bianco, a volte sparisce tra il turbinio dei fiocchi di neve, per poi riapparire più vicino.
Il puntino è diventato un uomo avvolto in un tabarro di panno nero,il passo cadenzato dei montanari, un largo cappello nasconde il viso, ma sul volto della bimba si apre un sorriso.
E’ lui, il suo vecchio amico.
Due piedini avvolti da pantofoline di panno rosso corrono veloci in cucina,manine paffute spingono lo sgabello verso la finestra, mentre una voce cristallina chiama la mamma.
Arriva di corsa, le apre la finestra mentre la piccola si sporge incurante del vento, incurante sella neve fitta che le si posa sul naso e sulle guance.
Chiama a gran voce il vecchio contadino.
Si solleva il cappello mostrando un viso rubizzo.Un braccio lascia il tepore del tabarro, una mano callosa si agita in un festoso saluto mentre un sorriso sdentato illumina il viso rugoso dell’uomo.
La finestra si chiude, ritorna il caldo della cucina,
il nasino sempre incollato al vetro, gli occhi lo seguono sin quando il vecchio ritorna un puntino nero ingoiato dal bosco.
Tutto è di nuovo silenzio
Tutto è di nuovo bianco
Tutto è di nuovo immobile
30 novembre, 2008
25 novembre, 2008
lettera per te
sono stanca
sono stanca dei tuoi capricci di bambino cresciuto, del tuo egoismo.
Sì, proprio egoismo;
perchè non ci sei solo tu con il tuo microcosmo, c'è il nostro mondo che ti scorre accanto e che tu non vuoi più vedere.
Credo di aver fatto l'impossibile per capirti, per esortarti, per starti accanto e tenerti per mano, per consolarti, per essere sempre e comunque dalla tua parte
anche dimenticando me stessa, anche lasciando che gli anni mi passassero accanto.
Adesso basta.
Sei riuscito a rovinare, in questi ultimi anni, il nostro rapporto fatto di confidenza, di complicità, di interessi comuni.
Non voglio dirti che non ti voglio più bene, sarebbe una bugia, troppa strada abbiamo fatto insieme e ne faremo, ma dopo ieri sera il mondo per me è cambiato,
qualche cosa si è rotto per sempre.
E sei stato tu a romperla.
La tristezza è che, probabilmente, non te ne redi nemmeno conto chiuso come sei nel tuo guscio.
Se fossimo noi due soli non ci penserei più un attimo a prendere una decisione drastica, dolorosa, ma necessaria od almeno un periodo di riflessione.
Invece sono qui, a mettere, ancora una volta, i desideri di altri davanti ai miei,
ma per loro darei la vita.
sono stanca dei tuoi capricci di bambino cresciuto, del tuo egoismo.
Sì, proprio egoismo;
perchè non ci sei solo tu con il tuo microcosmo, c'è il nostro mondo che ti scorre accanto e che tu non vuoi più vedere.
Credo di aver fatto l'impossibile per capirti, per esortarti, per starti accanto e tenerti per mano, per consolarti, per essere sempre e comunque dalla tua parte
anche dimenticando me stessa, anche lasciando che gli anni mi passassero accanto.
Adesso basta.
Sei riuscito a rovinare, in questi ultimi anni, il nostro rapporto fatto di confidenza, di complicità, di interessi comuni.
Non voglio dirti che non ti voglio più bene, sarebbe una bugia, troppa strada abbiamo fatto insieme e ne faremo, ma dopo ieri sera il mondo per me è cambiato,
qualche cosa si è rotto per sempre.
E sei stato tu a romperla.
La tristezza è che, probabilmente, non te ne redi nemmeno conto chiuso come sei nel tuo guscio.
Se fossimo noi due soli non ci penserei più un attimo a prendere una decisione drastica, dolorosa, ma necessaria od almeno un periodo di riflessione.
Invece sono qui, a mettere, ancora una volta, i desideri di altri davanti ai miei,
ma per loro darei la vita.
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