Pomeriggio passato a sistemare documenti, incasellare articoli.Così, presa dalla foga dell'ordine, passo a sistemare il cassetto del mio comodino: due contenitori per lenti monouso,un vecchio paio d'occhiali che solo a guardarli inorridisco all'idea di averli indossati, l'ultimo diario personale...poche pagine, non riesco più a scrivere con la penna..la tastiera ha preso il sopravvento, una scatola decorata con i gigli di Firenze colma di lettere di mia madre, alcune foto a cui sono particolarmente legata.
Una attira la mia attenzione, la prendo in mano, sorrido e torno con il pensiero a quel 1968: io e Dick.
Pelo fulvo,coda bianca, occhi vivaci e curiosi. Mi fu regalato quando compii 2 anni: 2 cuccioli che crebbero insieme. Inseparabili nelle nostre scorribande nei dintorni della nostra casa fuori Sondrio.
Le labbra s'incurvano in un ampio sorriso ricordando il giorno in cui decisi di fare della sua cuccia il nostro rifugio segreto. Condividemmo la merenda, la lettura di un Topolino, qualche carezza al suo pelo liscio e qualche leccata bavosa alla mia faccia. Ci trovammo in disaccordo sul momento di uscire: Dick non aveva nessuna voglia di spostarsi dall'entrata, doveva stare molto comodo con il muso sulle mie ginocchia! Sentivo le voci del nonno, di mia mamma che mi chiamavano, ma la cuccia era sul retro e nessuno mi sentiva.Non so quanto tempo passò prima che il nonno scoprì dov'ero.Dick continuava a rifiutarsi di spostarsi nonostante lo spingessi con tutta la forza delle mie manime ed il nonno lo chiamava dall'esterno.
Non rimase altro che schiodare il tetto della cuccia!
Altri ricordi si accavallano nella mente ad una velocità vorticosa: Dick che mi aspettava tutti i giorni sul piazzale della scuola. Appena mi scorgeva cominciava ad agitare la coda ed insieme correvamo verso casa saltando da un prato all'altro. Dick che scavava gallerie nella neve e quando legato alla slitta di legno mi trascinava sui prati vicini proprio come il cane da slitta di qualche famoso esploratore.Dick che cercava di morsicare la piccola gerla che portavo sulle spalle rischiando di farmi cadere,quando andavo a far vendemmia nella vigna del signor Giovanni. Dick ed io che guardavamo dal finestrino dell'850 grigio topo di papà la nostra casa che si allontana in una splendida giornata di metà agosto. Dick che non si abituava alla nuova casa sul lago con il muretto di cinta, alle macchine che sfrecciavano veloci e che non potevano non spaventarlo.Dick che passava le giornate a guaire anche se tornavo da scuola di corsa per stare con lui. Dick che un bel giorno non c'era più.
Al mio visino stravolto e solcato da lacrime, solo lo zio Bagatt cercò di dare conforto. Con i suoi modi bruschi mi fece capire che Dick era triste nella nuova casa ed era scappato per tornare in montagna " vedrai, lì sarà di nuovo felice".Ciò mi diede la forza di superare la sua perdita e nei momenti di tristezza mi consolavo pensando che, anche se solo, Dick era di nuovo libero. Ci vollero diversi anni prima che qualcuno avesse il coraggio di dirmi che Dick non era mai tornato a Sondrio e che il suo viaggio si era concluso dal veterinario più vicino.
25 luglio, 2007
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1 commento:
Mi avevi già raccontato questa storia ,rileggendola mi ha commosso, forza è ora di riprendere un nuovo piccolo Dick, i bambini sarebbero contenti. Magari scelto tra quelli del canile che sono simpatici e non hanno nessuno.
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