18 maggio, 2007

Madri e Figlie

Mi domando come mai essendo ormai una donna adulta, non riesca ancora ad avere un rapporto sereno con mia madre; perchè è così difficile, per una figlia, trovare la stessa armonia che regola il rapporto con il proprio padre?
A papà associo un'adorazione infantile smisurata, un rispetto adolescenziale, un affetto e voglia di protezione quando ho notato il progressivo declino della vecchiaia. Lui è stato il mio primo amore, ancora ricordo il calore della sua mano quando prendeva la mia di bimba. Era una mano forte che sembrava dirmi "con me sarai sempre al sicuro"
Pensando a mamma tutto si fa più contorto,più conflittuale; eppure è una delle persone che stimo di più.
Chiudo gli occhi ed un attimo tornare bambina,
rivedermi correre solitaria con una cartella rossa fiammante sulla schiena mentre un odioso cappello di lana bianco con il pompom traballante mi fa assomigliare ad un buffo coniglio.
Saltare da un prato all'altro schivando agilmente gli escrementi delle mucche al pascolo ( chi non ha vissuto in montagna non può immaginare il terribile rischio che si corre atterrando sullo sterco di mucca apparentemente secco ed innoffensivo) per arrivare a casa velocemente dopo la scuola.
A casa c'era lei con il suo sorriso dolce a chiederti "come è andata la scuola", mentre quella pulce di sorella cantilenava "hai preso benino,hai preso benino!!!" solo per farmi un dispetto.
Lei che mi lasciava libera come un uccellino di esplorare i dintorni: il bosco dietro casa, i frutteti degli agricoltori vicini. Libera di andare a raccogliere il biancospino sul sentiero acciottolato che portava alla chiesetta di S.Antonio abate o di sparire tutto il giorno dalla sig.ra Giovanna ad aiutarla a fare il burro con la zangola.
Se penso a quei miei primi otto anni di vita trascorsi in Valtellina li associo alla libertà più assoluta.
Lei, solo poche raccomandazioni :"stai attenta" " non parlare con chi non conosci", ma, forse, erano altri tempi.
In questo periodo lei era l'idolo femminile, la figura con la quale identificarsi.
Lei sempre scattante, occupata in mille faccende, lei che si alzava molto presto per il suo lavoro, era una sarta meravigliosa e richiestissima, capace di copiare un vestito da una rivista di moda senza il cartamodello. Famose le nostre scorribande nei negozi a provare capotti e pantaloni facendo finta di ascoltare le commesse mentre il suo occhio clinico studiava i tagli e le cuciture e poi, con un sorriso stampato sul viso "grazie ci penseremo..."; ci catapultavamo nel negozio di stoffe dove mi faceva scegliere il tessuto che preferivo. Per 2 mattine, non la si poteva toccare, si chiudeva in sala ed era tutto uno stendere carta velina, tracciare linee colorate, appuntare spilli,tagliare modelli di carta. Solo quando aveva tagliato la stoffa ed imbastito si poteva ricominciare a vivere.
Lei pronta a svegliarsi la mattina con me per essere silenziosa presenza durante i miei ripassi mattinieri al liceo.
Lei che ha cercato in tutti i modi di farmi desistere dalla scelta del liceo "fai la maestra,hai il posto fisso, un buon lavoro e tempo per seguire la tua famiglia" e, soprattutto, di medicina; ma che poi, di fronte alla mia cocciutaggine, mi ha sempre sostenuta, incoraggiata a non mollare anche nel momento di una crisi nera quando mancavano solo due esami alla fine della laurea.
Lei severa e rigida sui punti fissi della nostra educazione,regole di vita che adesso sono molte delle mie.
Lei difficile da sopportare, proprio per la sua coerenza educativa, durante gli anni dell’adolescenza quando, molte volte, la vedevo come nemica.
Tempestosi gli scontri fra di noi, corse folli attorno al tavolo della sala e fughe precipitose giù dalle scale per poi smaltire la rabbia in biciclettate lungo il lago.
Rapporto di amore e odio,identificazione e competizione.
Ed adesso che sono adulta che ho capito che lei sarà sempre uno dei miei punti di riferimento, vorrei tanto che mi accettasse completamente per quella che sono anche se non sono esattamente come avrebbe voluto che fossi, anche se il mio modo di intendere e vedere la vita non è la fotocopia del suo.

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