Finite le feste
via le palline, via l'albero ed il presepe;
tutto di nuovo nelle loro confezioni.
la mia mano sposta alcune scatole dai ripiani del ripostiglio.
Una è aperta, in disordine.
La fronte si corruga
"ma cosa contiene?"
è una vecchia scatola di metallo,
la guardo là in fondo allo scaffale, allungo il braccio per toccarla, sposto ancora un po' il coperchio,
le dita sfiorano dei cartoncini duri, "saranno foto" penso, strizzando gli occhi per vedere meglio,
poi sfiorano qualcosa di duro, liscio.
Lo afferro con le dita,
lo estraggo
e la sorpresa si dipinge sul mio viso: è un portasigari di legno rettangolare con un soldato della prima guerra mondiale impiccato.
Il portasigari del bisnonno ricordo del campo di prigionia di Matausen durante la prima guerra mondiale.
Un sorriso sulle labbra mentre i pensieri ritornano vorticosamente ad un'estate di tanti anni fa fino a mettere a fuoco un volto: un vecchio signore un po’ Babbo Natale un po’ papa Buono, nonno Giovanni.
Una villetta anni '20, il sole che scalda piante di pomodoro rigogliose, ciuffetti verdi di carotine,aiuole di insalatina, piante di camomilla alternate a rose dal profumo che stordisce.
Una vecchia sedia di ferro ed il nonno attorniato da un paio di codini impertinenti, una zazzera maschietta e morbidi riccioli biondi..
Il nonno con il suo dolce sorriso, il suo gilè di fustagno sulla camicia a righe ed i pantaloni di velluto un po’ sformati, un cappello di paglia per proteggere la bianca carnagione dai raggi del sole.
Il nonno complice delle nostre marachelle, scudo di protezione dalle sgridate della nonna o della mamma.
Il nonno incapace di negarci un qualsiasi capriccio.
Noi, pulcini pigolanti, cuccioli saltellanti non mancavamo mai l’appuntamento fisso quotidiano con lui: andare a comperare le barrette di cioccolato Laika a metà mattina.
Di soppiatto, sfuggendo al rigido controllo della nonna, ci ritrovavamo attorno alla vecchia sedia di ferro.
In silenzio, tutti con l’indice sulla bocca , come ad indicare un momento di estrema importanza, in fila indiana, seguivamo il nonno sin nella panetteria di fronte a casa.
Profumo di farina, di focaccia, di pane appena sformato,
profumo dolce del pane all’uva e della torta di mele.
Chiacchiere delle commesse, saluti al nonno e per noi sorrisi.
Poi, la sig.ra Tiziana prendeva le barrette azzurre con la stella alpina del cioccolato al latte Laika: una barretta ed una michetta per ognuno di noi.
Con il sorriso stampato sul viso ed una gioia difficilmente contenibile raggiungevamo il nostro giardino e seduti ai piedi del nonno consumavamo il nostro tesoro segreto:pane e cioccolato.
Ricordo poco del bisnonno Giovanni, ma questo gioiello incastonato nella mia mente vale mille eredità.
09 gennaio, 2009
Iscriviti a:
Commenti (Atom)